Dal "Popolo del Blues" di Amiri Baraka ( LeRoi Jones)

"Soltanto la religione ( o la magia) e le arti non furono completamente sommerse dai concetti euroamericani. Musica, danza, religione, non avendo degli artefatti come propri prodotti finali, si salvarono. Questi aspetti non materiali della cultura africana erano quasi impossibili da sradicare.Anche per il nero contemporaneo questi rimangono gli unici momenti legati al passato africano. ma non basta solo dire che il blues, il jazz e l'adattamnento nero della religione cristiana si collegano alla cultura africana; bisogna anche vedere (capire) come lo fanno."

Parto da questa citazione, che conclude il primo capitolo del libro per introdurre delle mie considerazioni che ritengo possano mettere in luce alcuni aspetti interessanti della questione . 

La "musica jazz" è stata anche ( per non dire sopratutto), dal punto di vista tradizionale dal quale mi pongo, il risultato di un incontro-scontro culturale tra due concezioni fra loro non compatibili; quella tradizionale "africana" che attribuiva l’origine dell’uomo  a una “realtà trascendente”  e quella occidentale moderna che invece ritiene e riteneva l’uomo corporeo e i suoi processi mentali come il luogo da dove scaturisce ogni “superstizione primitiva”. In altre parole l’uomo moderno crede nel “progresso” della conoscenza mentre “l’uomo africano” ritiene, (forse meglio dire riteneva) che la conoscenza è rivelata all’inizio della creazione del mondo e trasmessa di generazione in generazione per essere custodita e tramandata.

Questo schema può servire a ricapitolare il tutto:

                                          cultura tradizionale         rivelazione-custodia-trasmissione

                                          cultura moderna              ignoranza- scienze sperimentali-progresso conoscitivo

E' evidente che questi sono due punti di vista inconciliabili in quanto ( con la fondamentale concezione di "rivelazione" e con l'assenza di essa) si hanno due percorsi di sviluppo della società inversi; nel primo si considera il mondo come soggetto a un graduale decadimento/oscuramento legato allo sviluppo di un “ciclo cosmico”  con la conseguente necessità di trasmettere  "la conoscenza" per consentire alla fine del ciclo la nascita di un nuovo mondo.
Il secondo invece, presupponendo una situazione iniziale di ignoranza (delle sue leggi fisiche) prefigura un mondo che dovrebbe trovare la sua maturità sociale grazie allo sviluppo delle scienze sperimentali. Ora senza questa precisazione, non si può assolutamente comprendere che ciò che la musica jazz ha mantenuto di "africano", non deriva da un adattamento ma da un contrasto  che alcuni principi "culturali" tradizionali hanno opposto alla mentalità occidentale moderna. Contrasto che si è manifestato attraverso il suono degli strumenti,  attraverso la maniera di organizzare la musica e di utilizzarla, tenuto conto che la società americana del periodo, ponendo il culto dell’individuo come suo fine ultimo, aveva già reso l’idea dell’uomo e del mondo ristretta alla realizzazione umana sotto forma di successo  economico/sociale.
Inoltre, ed è la considerazione fondamentale, ogni attività che l’individuo compie, secondo il punto di vista tradizionale africano ( e non solo africano ovviamente) deve essere conforme alla sua natura interiore affinchè sia mantenuto l’equilibrio sul quale si regge sia la comunità che il cosmo, essendo i due in relazione gerarchica di interdipendenza. Mentre la concezione moderna ritiene che tutti (o quasi) possano "democraticamente" fare tutto (o quasi).
Così, per esempio, si è musicisti per “rivelazione” ( un tempo si chiamava "vocazione" in occidente) in quanto sono richieste all’individuo qualità speciali in termini di memoria, sensibilità uditiva, conformazione corporea, ma il risultato che il musicista dovrà ottenere, attraverso i mezzi tecnici  tramandati da una "Arte Sacra", sarà quello di, una volta ricevuto il bagaglio di conoscenze proprio della comunità della quale fa parte, interiorizzarle, custodirle nella memoria e riadattarle attraverso la sua capacità alla situazione nella quale si troverà a operare, con l’obbligo (spesso imposto con un giuramento rituale) di non alterare niente dell'essenza di quello che ha ricevuto.   

La "ricerca per la ricerca" nella musica jazz

L'idea moderna di "progresso conscitivo"  si e' consolidata anche nella musica jazz e tale "ricerca per la ricerca" e' divenuta la base filosofica che ha permeato e ne permea tutt'ora lo sviluppo  senza che ci sia stata da parte dei musicisti ( a parte rari casi) ne da parte della critica musicale una rifessione piu' profonda (spirituale) sul perche' di tale "ricerca".
In effetti, a parziale giusificazione, per tale riflessione profonda non possono bastare ne ampie competenze "storico/analitiche' o "filosofico/estetiche" (che costituiscono in quest'epoca le uniche risorse della critica musicale), ne puo' bastare essere diventati " jazzisti affermati"' i quali, quando sono sinceri riescono, a differenza della critica, a esporre o idee sentimentali' o 'etico/sociale"  o "teorico/musicali" sul significato della loro "ricerca", e se questi punti di vista possono certamente cogliere degli aspetti interessanti della questione per altro verso sono incapaci di aiutare a coglierne l’essenza. Dal punto di vista tradizionale servono "conoscenze cosmologiche reali" le sole in grado di consentire una visione chiara del fenomeno "musica jazz" e dei pregi e difetti di tale fenomeno all'interno dell'epoca nel quale e' nato e nella quale si e' sviluppato. Per concludere queste brevi riflessioni voglio far notare che non esiste, a mia conoscenza un testo recente di critica severa dei 'difetti della musica jazz" ( o per meglio dire, dei suoi limiti) il che dovrebbe far meditare assai chi ancora ha capacita' di riflessione non di parte.